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Attualità domenica 01 luglio 2018 ore 15:00

Bekaert, Rossi cerca di Maio

Il governatore ha provato, per ora senza riuscirci, a contattare il ministro per proporre un percorso che garantisca la prosecuzione della produzione



FIRENZE — Da sabato mattina il presidente della Toscana Enrico Rossi sta cercando il neoministro allo sviluppo economico Luigi Di Maio. Ancora non è riuscito a parlarci. Ci riproverà ancora domani, per un confronto sulla Bekaert e la riunione, a Roma, convocata per il prossimo giovedì sullo stabilimento di Figline Valdarno dove qualche giorno fa tutti e 318 i dipendenti hanno ricevuto, dall'oggi al domani, una lettera di licenziamento. 

Rossi vuol parlare con il ministro dopo che al primo incontro al Ministero nessun rappresentante del governo si era presentato (e neppure l'azienda).

"Sono sicuro che Di Maio si dimostrerà sensibile alla vertenza. Per la Bekaert si è mobilitata un'intera città e la Toscana" sottolinea il presidente. Intanto ne approfitta per ribadire il percorso che già aveva accennato intervenendo alla manifestazione di Figline venerdì sera.

"Occorre chiamare al tavolo romano anche la Pirelli, che ha ceduto nel 2014 lo stabilimento alla Bekaert e il monopolio della produzione dello steelcord, firmando però un contratto di fornitura fino al 2020 - riepiloga Rossi -. La Pirelli dovrebbe imporre un vincolo affinché la produzione venga fatta in Italia. Occorre – ribadisce - attivare tutti gli strumenti a disposizione perché si garantisca la prosecuzione dell'attività produttive, attivando il fondo anti-delocalizzazioni". Spetta ad Invitalia, ha una dote di 200 milioni e, se entro il 2020 non verrà trovato un meccanismo di rendustrializzazione, sempre Invitalia potrà intervenire rilevando la fabbrica e procedere direttamente alla ricerca di un partner. 

"Terzo punto, – conclude Rossi – occorre verificare con Bruxelles se la multinazionale bel ga abbia usufruito di fondi europei o se l'abbia fatto il governo rumeno per attrarre l'azienda".

E' la stessa ricetta che stamani, su facebook, ha ribadito anche l'ex ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda: l'altra sera in piazza molti operai avevano pensato a lui e al salvataggio dei posti di lavoro dell'Embraco di Torino, azienda che per una delocalizzazione sembrava destinata a chiudere.


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