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Cronaca martedì 16 maggio 2017 ore 15:40

Consip e la telefonata fra Matteo e Tiziano Renzi

Tiziano e Matteo Renzi

Il Fatto quotidiano ha pubblicato le intercettazioni riportate nel nuovo libro di Marco Lillo. Il segretario Pd: "Politicamente mi fanno un regalo"



FIRENZE — Una telefonata decisamente inusuale, da una parte un figlio molto arrabbiato e dall'altra un padre parecchio sotto pressione. L'intercettazione telefonica della chiamata di Matteo Renzi al padre Tiziano è riportata nel nuovo libro del giornalista Marco Lillo Di padre in figlio, di cui Il Fatto quotidiano ha pubblicato in anteprima alcuni brani. La telefonata in questione risale al 2 marzo scorso, il giorno prima dell'interrogatorio di Renzi senior davanti ai pm romani titolari dell'inchiesta sugli appalti Consip, la centrale acquisti dello stato. Il padre dell'ex premier è indagato per traffico di influenze illecite (vedi qui sotto gli articoli collegati). E dalla conversazione emerge tutta la preoccupazione del figlio per una situazione che può mettere in gioco il suo futuro politico.

"Babbo devi dire tutta la verità ai magistrati - dice Matteo Renzi al padre - E' una cosa molto seria, devi ricordarti tutti gli incontri e i luoghi, non è più la questione della Madonnina e del giro di merda di Firenze per Medjugorje". 

Nell'inchiesta Consip Tiziano Renzi è accusato di aver sfruttato la sua conoscenza diretta dell'amministratore delegato dell'ente Luigi Marroni per ottenere dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, arrestato per corruzione nell'ambito dell'indagine, benefici in denaro. Circostanze che sia Romeo che Renzi padre hanno sempre smentito, così come entrambi hanno sempre negato di essersi conosciuti o incontrati di persona. Ma proprio in relazione a Romeo, nella telefonata Matteo Renzi chiede insistentemente al padre se questo incontro ci sia stato oppure no.

"È vero che hai fatto una cena con Romeo?" chiede Matteo. "Tiziano dice di no - trascrivono i carabinieri - e che le cene se le ricorda e i bar no". "Matteo ascolta, io non ho mai incontrato Romeo. Fidati" ripete Renzi senior. "Non ti credo - replica Renzi figlio - e devi immaginarti cosa può pensare il magistrato. Non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo". 

"Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie - dice ancora il segretario del Pd al babbo - Non puoi dire bugie o non mi ricordo, devi ricordarti che non è un gioco". E quando il padre a un certo punto fa riferimento a un evento pubblico dove potrebbe aver incontrato insieme alla moglie Laura alcuni imprenditori, il figlio subito gli dice: "Non dire che c'era mamma altrimenti interrogano anche lei". 

"Io non voglio essere preso in giro - insiste Matteo Renzi - e tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l'hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti".

Dopo la pubblicazione sul Fatto quotidiano della conversazione telefonica, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per violazione del segreto istruttorio e per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. La chiamata fu intercettata dai carabinieri del Noe di Napoli per conto della procura partenopea. Il sonoro fu poi trasmesso per competenza ai pm della procura di Roma ma la relativa trascrizione non risulta riportata in alcuna informativa.

Dal canto suo Matteo Renzi ha commentato la vicenda con un post su Facebook in cui parla di gogna mediatica sottolineando al tempo stesso che, politicamente, le intercettazioni "gli hanno fatto un regalo".

"Questa mattina Il Fatto pubblica con grande enfasi delle intercettazioni fra me e mio padre - scrive il segretario del Pd - Nel merito ribadiscono la mia serietà visto che, quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli "Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità". Polticamente le intercettazioni mi fanno un regalo. La pubblicazione  è come sempre illegittima. Ma non ho alcun titolo per lamentarmi. Non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro. Ma umanamente mi feriscono perché in quella telefonata sono molto duro con mio padre. E rileggendole mi dispiace, da figlio, da uomo. Da uomo delle istituzioni, però, non potevo fare diversamente".

Qui sotto il post integrale di Matteo Renzi.


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