Attualità

Violenza di genere, prevalenza fra i giovani adulti

In Toscana è la fascia d'età fra i 20 e i 30 anni quella maggiormente coinvolta nel fenomeno: il dato è stato rilevato dagli psicologi toscani

In Toscana la violenza di genere riguarda per oltre metà casi (51%) giovani adulti, persone in fascia d'età fra 20 e 30 anni e in particolare donne: è l’istantanea elaborata dall’Ordine degli Psicologi della Toscana tramite la sua indagine annuale sullo stato di salute psicologica della popolazione regionale, i cui esiti sono diffusi oggi in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e mentre tutta Italia e non solo è sotto choc per il femminicidio della 22enne Giulia Cecchettin.

Alla ricerca hanno preso parte 1.112 fra psicologhe e psicologi iscritti all’Ordine toscano, intervistati per il periodo intercorrente tra il Marzo 2022 e il Marzo 2023. Nello specifico, il 62% del campione ha dichiarato di avere riscontrato fenomeni di violenza tra i pazienti. Tra questi, un ruolo prevalente viene giocato dalla violenza di genere (fenomeno segnalato dal 15% del campione), che finisce in terza posizione dietro soltanto alla violenza domestica (21%) ed a bullismo e cyberbullismo (25%).

Riguardo al genere della persona offesa, appunto, il report evidenzia una netta preponderanza del fenomeno in quello femminile, in tutte le fasce d’età: a patirne maggiormente le conseguenze sono le adolescenti (24% degli intervistati) e le giovani adulte (23%), seguite dalle adulte (18%) e dalle bambine (4%), mentre la problematica è quasi inesistente per le anziane (1%).

Ma il dato che desta sicuramente maggiore preoccupazione è quello legato alle fasce d’età coinvolte dalla violenza di genere, con i giovani adulti (51%) che staccano notevolmente ogni altro segmento. Al secondo posto, fortemente distanziati, si trovano gli adulti (31%), al terzo gli adolescenti (14%) ed al quarto i bambini (4%).

L'analisi dei dati

“Non possiamo più tollerare altri casi come quello di Giulia Cecchettin – commenta la presidente dell’Ordine, Maria Antonietta Gulino – e lo scenario raccolto ci deve indurre ad accelerare i processi in corso per fornire un intervento psicologico di prevenzione a partire dalla scuola, per proseguire poi in caso di necessità con il sostegno dello psicologo di base nelle case di comunità". 

"Il peso specifico assunto da entrambe queste fasi è decisivo: trasmettere le basi di un’educazione affettiva, sentimentale fin dai primi anni del percorso scolastico ed accompagnare i soggetti più vulnerabili negli anni successivi consente di far crescere individui più consapevoli, capaci di rispettare la libertà altrui, di favorirla, di proteggerla". 

Altrimenti il rischio è un corto circuito relazionale: "Vi abbiamo assistito sgomenti in questi ultimi giorni e dall’inizio dell’anno, con un numero preoccupante di femminicidi uniti a migliaia di episodi di violenza. Numeri che raccontano una strage, a tutti gli effetti. Il fatto che l’idea della donna ‘oggettificata’ permei così in profondità le fasce più giovani allarma, ma lascia anche una speranza: quella di lavorare sul loro quadro di salute psicologica, con il supporto dello Stato, prima che sia troppo tardi”, conclude Gulino.