Cronaca

Gli spari per convincere Bacci a pagare il debito

In carcere per estorsione continuata sono finiti il mandante e l'esecutore materiale delle intimidazioni contro l'imprenditore amico di Matteo Renzi

Il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo

Il metodo usato è di quelli che fanno più paura: colpi di arma da fuoco esplosi contro l'auto e l'azienda dell'imprenditore Andrea Bacci, la Ab Florence di Scandicci. L'incubo per Bacci, noto anche per la sua amicizia con l'ex premier Matteo Renzi, è iniziato il 23 gennaio scorso, quando per due volte consecutive furono centrate con colpi di arma da fuoco la sua auto e poi la vetrata e l'insegna della sede aziendale. 

Le indagini della Guardia di Finanza alla fine hanno stretto il cerchio attorno a un pregiudicato catanese di 48 anni e a un imprenditore di origini campane, residente nel pistoiese, di 44 anni. Sulla base degli elementi raccolti, gli investigatori hanno capito che il primo, il 48enne, è l'esecutore materiale degli atti intimidatori. E' lui, dunque, ad aver esploso i colpi di pistola per conto dell'altro uomo. All'origine delle intimidazioni, un debito mai onorato da Bacci nei confronti del 44enne. Quest'ultimo, infatti, vantava nei confronti della Coam, società per il cui fallimento Bacci è indagato di bancarotta fraudolenta, un credito di 270mila euro

In tutto, spiega la Procura, sono quattro le persone indagate. Per il 48enne e per il 44enne è scattato l'arresto sulla base dell'ordinanza emessa dal gip Anna Liguori su richiesta del procuratore capo della Repubblica Giuseppe Creazzo. L'accusa è di concorso in estorsione continuata. 

Di grande importanza, ai fini delle indagini, sono state le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza della Ab Florence e le conversazioni telefoniche intercettate tra le persone indagate. In contemporanea sono state eseguite anche delle perquisizioni domiciliari.