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martedì 19 marzo 2024

BAGGIO, OH YES! — il Blog di René Pierotti

 René Pierotti

Sono nato a Pontedera nel 1982, appassionato di calcio da sempre, o meglio da quando giocavo a pallone con mio zio nel corridoio di casa. Mio padre mi ha regalato una moto quando avevo quattro anni, sono sceso poco dopo perché non ero veloce. Mi piace vederle correre più che starci sopra. Mio nonno si faceva arrivare il giornale a casa tutti i giorni e io, per fortuna, lo leggevo. Il blog si chiama così in onore al gol di Baggio contro la Cecoslovacchia a Italia '90 e al telecronista inglese che lo commentò. Lavoro a Toscana Media Qui News dal 2014.

Esperto dei Queen parla del film e di Freddie 2/5

di René Pierotti - mercoledì 16 gennaio 2019 ore 06:30

I Queen a Sanremo nel 1984
I Queen a Sanremo nel 1984

2° capitolo I QUEEN E L'ITALIA

Il film Bohemian Rhapsody è risultato campione di incassi un po' in tutto il mondo, Italia compresa. Tuttavia la pellicola che ripercorre la storia dei Queen e di Freddie Mercury (e che si interrompe al 1985, sei anni prima della morte del cantante) ha fatto anche discutere. Molti critici e anche molti fan hanno apprezzato, allo stesso modo altri hanno avuto da ridire.

Il film ha avuto oltre 3 milioni di spettatori in Italia (ovvero un italiano su venti), dove è il più visto del 2018, e più di 700 milioni in tutto il mondo (una persona ogni dieci nel mondo). Alla 76esima edizione dei Golden Globe il film sui Queen ha vinto il premio come miglior film drammatico mentre Rami Malek quello per miglior attore.

Visto il successo della pellicola e viste le critiche, da appassionato dei Queen ho deciso di interpellare un esperto per saperne di più, non solo sul film ma anche sui Queen e su Freddie.

L'esperto è Claudio Tassone*, fondatore e gestore della Comunità Queeniana, community fondata nell'aprile del 2012 e che oggi conta più di 3200 iscritti in tutta Italia. Tassone ha 40 anni ed è di Napoli. Maggiori informazioni su di lui si trovano in fondo all'articolo. Le foto che si trovano nell'articolo e nella fotogallery sono tratte in parte da Comunità Queeniana (grazie!) e in parte da Wikipedia.

Qui sotto il sommario, a seguire la seconda parte di questa lunga intervista, I Queen e l'Italia. Le restanti tre usciranno mercoledì 23 e 30 gennaio e mercoledì 6 febbraio.

Sommario

1. PARTIAMO DAL FILM BOHEMIAN RHAPSODY (leggibile cliccando qui)

2. I QUEEN E L'ITALIA

3. DOMANDE VARIE SU FREDDIE (leggibile cliccando qui)

4. RAPPORTI DI AMICIZIA TRA I QUATTRO QUEEN (leggibile cliccando qui)

5. ALTRE DOMANDE E CURIOSITA' SUI QUEEN (leggibile cliccando qui)

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2. I QUEEN E L'ITALIA

“A memoria, che io ricordi, il primo a venire in Italia fu Roger Taylor a Roma nel 1977, quando accompagnato dalla compagna Dominique fece un po’ di promozione al lancio di News Of The World. In quell’occasione registrò per la TV un servizio on the road all’Eur! Non mi risulta che siamo stati una meta per John Deacon. Mentre su Freddie posso solo menzionare l’esperienza in Liguria in occasione dell’ospitata doppia al Festival di Sanremo e, ovviamente, quando tutti e quattro vennero in concerto per le uniche due volte a Milano nel 1984. 

Anche se in tempi totalmente diversi, la storia cambia in modo radicale se parliamo delle carriere solistiche di due dei membri della band. Roger Taylor non fu soltanto il primo a mettere piede nel nostro paese, ma ci scelse per un esteso tour in occasione della promozione del suo apprezzatissimo album solista “Happiness?”. Girò letteralmente l’Italia in lungo e in largo, dalle regioni settentrionali fino alla Sicilia, due mesi interi di concerti cominciando da Milano (fra l’altro era una data bis nel capoluogo lombardo) per concludere a Pozzuoli, vicino Napoli.

Brian May è letteralmente innamorato dell’Italia. Non fa mai mistero di questo, usando parole bellissime nei riguardi della gente con il suo stile vivace e vitale e per le bellezze dei monumenti e della cura che (almeno a suo dire) sappiamo riservare alle testimonianze del nostro passato. Non solo parole, però. Brian ha tenuto alcuni memorabili eventi live per la promozione del proprio lavoro solistico negli anni ‘90, fino ad onorarci con ben due tour fra il 2013 e il 2016. Insieme alla bravissima e incantevole Kerry Ellis alla voce, si sono esibiti a casa nostra per 10 emozionanti spettacoli; concerti acustici, ma nei quali in ogni caso non ci ha mai fatto sentire la mancanza della sua Red Special. Facendo infine un salto indietro nel passato lungo una vita, posso rivelarti che Brian May fu il primo Queen in assoluto a venire in Italia. Visitò l’osservatorio astronomico del Testa Grigia, sulle Alpi al confine fra Italia e Svizzera. Accompagnato da un suo professore, avrebbe dovuto studiare le radiazioni zodiacali (parte fra l’altro della sua tesi di laurea conseguita quasi 40 anni più tardi). Purtroppo il cielo nuvoloso vanificò la pur bella avventura. Nel 2013 raccontò che prima di andar via ebbe comunque modo di fare un giretto a Torino.

Qui sotto, Brian May sul Testa Grigia (Credits to Brian May personal archive)

La Toscana? Potrà sembrare inverosimile, ma Jim Beach, il manager dei Queen, possiede una proprietà all’Isola d’Elba. Di sovente, specialmente in occasione di cerimonie private, sia lui e la sua famiglia che Brian May e Roger Taylor sono tornati in quelle zone negli ultimi anni”.

Qui sotto Freddie durante l'esibizione a Sanremo

Leggendo il blog Ask Phoebe l'assistente di Freddie ha detto che i manager dei Queen hanno sempre escluso l'Italia dai tour perché ritenuta un posto pericoloso per attentati e rapimenti, eccezion fatta per Sanremo 84. Ti risulta sia così?

Mi risulta che l’abbia detto, e fui l’unico ad averlo un po’ rimproverato in privato quando lo ripeté una seconda volta. Ora, che in Italia negli anni 70 e primi anni 80 vi fosse la piaga del terrorismo non è un mistero. Però in quegli stessi anni ho vissuto una vita sociale normalissima e molto fuori dalle mura di casa, senza che nessuno mi rapisse, rapinasse o sparasse. Esagerazioni a parte, credo che fino alla promozione sanremese i Queen non avessero un grande seguito in Italia. E il fatto che gli unici due concerti a Milano (al Palazzo dello sport venerdì 14, qui l'audio completo della prima sera, e sabato 15 settembre 1984, qui audio completo della seconda sera) non fecero neppure lontanamente il tutto esaurito ne è solo la conferma. Semplicemente credo che i Queen non vennero in Italia negli anni 70 e ci provarono solo a metà 80 perché qui non ce li filavamo. Tutto qui. Il resto sono chiacchiere e pretesti, anche perché poi invece si sono esibiti in alcuni luoghi del Sud America dove erano costretti a una scorta blindata farcita di guardie del corpo che di mestiere facevano i tagliatori di teste e i cecchini, per non parlare di quando gli sequestrarono un intero carico aereo con tutte le attrezzature. Capirai che la storia della mancanza di puntualità e del presunto Far-West in Italia non regge. Se avessero voluto venire prima da noi avrebbero potuto trovare un promotore più serio e suonato in città più tranquille”.

Freddie e John a Sanremo

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COMUNITÀ QUEENIANA ITALIANA

E' nata da un'esigenza di Tassone, quella di aggiornare gli altri per essere aggiornato lui stesso su tutto ciò che riguarda i Queen e i suoi componenti: “Avevo voglia di offrire uno spazio comune in cui si potesse condividere e discutere di tutto: dalla possibilità di registrazioni inedite alle vacanze di Roger Taylor, dalle collaborazioni musicali di Brian May al suo impegno per la difesa degli animali, dalle curiosità sulla storia della band all’ultimo incontro ravvicinato con John Deacon. Freddie Mercury naturalmente sarebbe stato costantemente un tema centrale”.

Ad oggi su Comunità Queeniana ci sono oltre 400 articoli pubblicati, composti da notizie approfondite, da traduzioni in italiano di interviste (una delle chicche è la traduzione continua e integrale che Tassone fa del blog Ask Phoebe, in cui Peter Freestone, assistente personale di Freddie dal 1979 al 1991, risponde ai fan sui temi più disparati) e altri contenuti editoriali ripescati dal passato più o meno recente. Comunità Queeniana italiana conta ben 25000 visite per settimana, centomila al mese.

Oltre a questo esistono un canale YouTube e uno su Vimeo “grazie ai quali abbiamo messo online contenuti interessanti e unici, come ad esempio video sottotitolati da noi in italiano per migliorarne la fruibilità nel nostro paese”.

“Il contenuto davvero unico che potrai trovare solo sulla nostra pagina web è la “Cronologia Queeniana”. È stata una mia intuizione. Come avviene per le cose migliori, ho tratto ispirazione da un mio limite: ho una pessima memoria. Come avrei potuto quindi ricordare puntualmente e con un certo livello di dettaglio (discretamente alto) tutto quello che i Queen e i singoli componenti della band hanno combinato in quasi 50 anni di carriera? Ed ecco che ho iniziato a raccogliere ed affinare sempre più una effettiva cronologia di tutti, ma proprio tutti gli eventi: si parte dagli anni di nascita fino ad arrivare ai giorni nostri, mese per mese, anno per anno, evento per evento. Solo dando un’occhiata di persona è possibile comprendere l’eccezionalità di quanto offre online la Comunità Queeniana”.

*Claudio Tassone è nato a Napoli 40 anni fa e lavora come impiegato in una nota azienda italiana: “La mia passione per i Queen ha radici lontane nel tempo. Quando avevo circa 4 anni mi capitò di ascoltare alla radio It’s Late, la canzone scritta da Brian May per l’album News Of The World. Quel riff così tipico, caratterizzato dal suono unico che contraddistingue la Red Special mi ha colpito nonostante ancora non avessi neppure imparato a scrivere… E poi, vogliamo parlare di una radio italiana che trasmetteva i Queen con It’s Late all’inizio del 1982?! Doveva essere un segno del destino. Ovviamente non avevo nessuna cognizioni di chi fossero i Queen. Sapevo solo che quel riff di chitarra mi piaceva da morire. Per questo iniziai già da piccolissimo a farmi una qualche cultura sul rock, un genere di musica che non si ascoltava affatto in casa nostra; mio padre era più per la classica o al massimo per le canzoni tradizionali. Fino all’età di 8 anni non mi focalizzai sui Queen, per vari motivi: in primis non c’era internet e tutte le inesauribili fonti di informazioni delle quali tutti disponiamo oggi, e poi i miei non avevano nessuna voglia di regalarmi un disco rock. Non ho mai approfondito questa cosa, ma credo che non vedessero di buon occhio il rock. Insomma, quando arrivò il 1986 i Queen pubblicarono A Kind Of Magic, l’album che rappresentava quasi la colonna sonora del film Highlander con Christopher Lambert. Tutte le radio passavano la title track e in tanti la canticchiavano, anche fra i miei compagni di classe. A mia madre piaceva questo attore e la cosa fece da catalizzatore per far entrare i Queen nelle grazie dei miei genitori. Il caso volle che in quegli anni la band facesse la svolta “pop” nella propria musica e così quasi tutto (per fortuna non tutto) iniziò ad avere per loro un senso più tranquillo e scanzonato. Stranamente non fu A Kind Of Magic il loro primo album che potei stringere nelle mie mani. Nel 1989, quando ormai a 11 anni avevo piena coscienza di ciò che volevo, trovai anche il motivo per farmi fare il regalo giusto. Alla fine di un buonissimo anno scolastico, alla domanda “Cosa vorresti per regalo?” risposi “l’album The Miracle dei Queen!”. Ricordo che un sabato di giugno saltai in auto con mio padre e andammo in centro a Napoli per cercare il mio “premio”. Non ci crederai, ma l’album era esaurito (sia cassetta che vinile) e i negozianti non avevano alcuna confidenza nel fatto che potesse tornare disponibile. Pazienza. Fu una grande delusione, ma mi consolai con il fatto che nelle radio era sempre presente I Want It All, con quelle chitarre potentissime e la voce graffiante di Freddie Mercury. Non avevo ovviamente nessuna idea che in circolazione vi fosse una malattia che ce l’avrebbe portato via così presto. Tornando ai miei tentativi, dopo l’estate dovetti aspettare il Natale per riprovare ad ottenere il dono tanto desiderato. Ma niente, Miracle non era disponibile. Stavolta non ero più disposto a tornarmene a casa con le mani vuote. In uno dei negozi in Piazza Garibaldi vidi dentro a una vetrina la scritta “Queen”. Non avevo mai visto quell’album. Era per la precisione una musicassetta, quella semi-ufficiale chiamata Queen – At The Beeb, contenente un paio delle primissime sessioni incise dalla band per la BBC. Praticamente a quei tempi era una primizia e una rarità assoluta, specialmente in Italia. Senza nessuna incertezza la scelsi come regalo natalizio, anche se sotto l’albero non ci arrivò mai: la ascoltai appena comprata, dalle cuffie del mio walkman, mentre in macchina rientravamo a casa. Erano registrazioni dei primissimi Queen, quelli dell’hard rock più estremo che avessero mai inciso! E mi piacevano da impazzire. Da allora e fino al 1993 comprai praticamente tutta la discografia Queen, in vinile, perché era così che volevo ascoltarli. Alla fine fu una buona intuizione, visto che i vinili oggi vanno di nuovo per la maggiore. Purtroppo, nel frattempo tutto il mondo dovette fare i conti con la scomparsa di Freddie, a causa dell’AIDS. Seguirono anni molto bui per noi fans della “Regina”. Se prima le reazioni di chi mi circondava erano “i Queen… chi????”, ora erano diventate “i Queen? Ah, sì, quelli del cantante drogato, pedofilo (informazione falsa e sciagurata diffusa da un assurdo servizio del TG RAI) e gay (come se fosse stato un crimine). Quei tempi erano quel che erano purtroppo. Ma tutte quelle cose non fanno che aumentare la gioia che ho al giorno d’oggi, con i Queen riconosciuti come fenomeno assoluto, sia musicale che sociale”.

René Pierotti

Articoli dal Blog “Baggio, oh yes!” di René Pierotti