La saggezza della lepre
di Blue Lama - domenica 02 giugno 2024 ore 00:05
Mi hanno sempre divertito le associazioni mentali, quelle immagini che scaturiscono all'improvviso nel nostro cervello collegando luoghi e avvenimenti lontani fra loro, apparentemente senza un filo logico. Apparentemente, appunto. Ecco la cronaca di un viaggio in autobus che avrei preferito evitare e dell'associazione mentale conseguente.
Io amo utilizzare i mezzi pubblici. Qualche giorno fa, intorno alle 15.45, mi trovavo a Firenze ed ero appena salita sull'autobus n.11 in piazza Stazione, munita di regolare biglietto. Destinazione: Galluzzo. Il bus era in sosta con le quattro frecce lampeggianti all'altezza della fermata delle scalette e alla guida non c'era nessuno. In compenso a bordo c'erano molti viaggiatori e ho sentito dire a una signora: "Sono già saltate due corse, non si capisce che cos'è successo".
Poco dopo è salita una conducente di Autolinee Toscane, si è seduta al posto di guida e ha telefonato non si sa a chi: "Tu parli bene perchè sei seduto dietro a una scrivania - si è lamentata ad alta voce - ma io sono appena salita su un mezzo e devo guidare, è un'altra cosa...". La conversazione è andata avanti per un paio di minuti. Poi l'autista ha riattaccato, ha messo in moto e siamo partiti.
Già il tragitto fino al lungarno non è stato quello consueto ma, arrivati lì, ulteriore sorpresa: il bus, invece di puntare verso via dei Serragli dove di solito passa la linea 11, ha svoltato sul ponte Vespucci. Molti passeggeri hanno cominciato a guardarsi intorno e, visto che si stava procedendo in un'altra direzione, hanno deciso di scendere il prima possibile.
Sul lungarno Santa Rosa la conducente si è fermata e ha aperto le porte del bus ma, prima che tutti riuscissero a uscire, le ha richiuse. A quel punto si è alzato un coro di voci: "Aspetti, aspetti", "Ferma, apra le porte, aspetti".
Per tutta risposta, dal posto di guida è arrivato un ruggito rabbioso: "Perchè devo aspettare? Aspettare COSA?". "Vogliamo scendere - hanno risposto a voce sempre più alta i passseggeri - Lei ha sbagliato percorso, apra le porte!". "Ho sbagliato? Io ho SBAGLIATO? FA CALDO... E questo caldo mi fa SBAGLIAREEE!" ha sbraitato di rimando l'autista, riaprendo le porte.
Altra gente è così scesa dal bus, borbottando imprecazioni varie. Poi le porte si sono sigillate di nuovo, il mezzo è ripartito bruscamente mentre i viaggiatori rimasti a bordo, me compresa, rimpiangevano di non avere avuto la prontezza di catapultarsi fuori anche loro, visto lo stato d'animo di chi stava guidando.
Mentre l'autobus sterzava in direzione Porta Romana, con un tempismo eccezionale dal fondo si sono materializzati due controllori. E' cominciata la verifica dei biglietti, un gruppo di stranieri ha esibito ticket non obliterati e seduta stante sono scattate le multe in flagranza di regolamento, 40 euro a testa.
In un vorticare di passaporti e carte di credito, si è levato un nuovo coro di proteste, fra turisti scandalizzati che sventolavano i biglietti intonsi davanti al naso dei controllori e fiorentini infuriati che solidarizzavano con i turisti per partito preso: "Con un servizio del genere fate anche le multe", "Ma che modi, almeno potreste essere più gentili", "Ma che figura ci fate fare con questi che stanno all'estero?". L'autobus si è definitivamente trasformato in un manicomio.
Alla fermata successiva, sono scesa d'impulso: il Galluzzo ero ancora lontano ma... pazienza, non volevo restare lì sopra un secondo di più.
E' stato mentre camminavo sulla salita del San Gaggio che improvvisamente ho ricordato un tempio buddista che ho visitato a Busan, in Corea del Sud. Si chiama Haedong Yonggungsa ed è uno dei pochi che si affaccia sul mare.
Perchè quest'associazione? Intanto io ero appena scampata a un assurdo viaggio in autobus e, guarda caso, all'ingresso di quel tempio c'è una pagoda di preghiera per la sicurezza stradale, con tanto di pneumatico per gli ex-voto e cartello esplicativo in tre lingue.
In secondo luogo, sempre in quel tempio, c'è una statua che rappresenta una lepre seduta sul dorso di una tartaruga. Quando la vidi mi venne subito in mente la favola di Esopo che mi era piaciuta tanto quando ero alle elementari: la veloce lepre che perde la gara di corsa con la lenta tartaruga perchè, per presunzione, si mette a fare un sonnellino. Nella versione coreana, la lepre, infinitamente più saggia di quelle nostrane, non prova neppure a mettersi in competizione ma si piazza sul guscio della tartaruga e si fa trasportare fino al traguardo, procedendo adagio e, di sicuro, arrivando lontano e senza stress.
Nei Paesi occidentali invece il concetto di lentezza spesso è associato a quello di stupidità o di inefficienza, soprattutto quando si parla di servizi di trasporto pubblico. Ovviamente non auguro a nessuno di incappare, nella vita quotidiana, in autobus e treni guasti o in ritardo oppure, come è successo a me, condotti da autisti in preda - diciamo - a un eccesso di nervosismo. Ma penso che la velocità sia uno dei mali del nostro tempo, un fattore distruttivo che aggrava la tensione, alimenta la collera, esaspera le relazioni. Ci rende tutti più aggressivi. Meglio rallentare, in tutti i sensi.
Contro il logorio della vita moderna, il trionfo delle tartarughe. Sarà un'impresa ardua ma io ci sto.
BlueLama2023@gmail.com
P.S. Su richiesta fornirò volentieri ad Autolinee Toscane il numero della vettura e altri dettagli sull'increscioso episodio raccontato nell'articolo. Mi riferisco all'atteggiamento dell'autista dell'autobus, non ai controllori che, a mio avviso, hanno fatto solo il lavoro per cui vengono pagati.
Blue Lama