Gli dei sono caduti in piedi
di Blue Lama - domenica 17 dicembre 2023 ore 00:05
Nessuna fiaba da piccola mi aveva terrorizzato come quella di Bambi. Non ricordo turbamenti particolari neppure per le trame più truculente: nè per il lupo che mangiava Cappuccetto Rosso e la sua nonna e poi veniva squartato da un cacciatore, nè per Hansel e Gretel messi all'ingrasso da una strega che voleva cucinarli nel forno e finisce arrosto al posto loro. Ma la storia del cerbiatto a cui viene uccisa la mamma mi sconvolse: fu la prima presa d'atto che le mamme possono morire, un insegnamento sulla crudeltà della vita indispensabile, come tutti quelli contenuti nelle favole, ma dolorosissimo.
Il personaggio di Bambi fu creato nel 1923 dallo scrittore ungherese Felix Salten ma nel mio immaginario è il capriolo del cartone animato della Disney del 1942. Da quando lo vidi, intorno ai 6-7 anni, tutti i cerbiatti sono Bambi. Ed è anche per questo che, come milioni di altri viaggiatori, ho amato all'istante Nara, l'antica capitale del Giappone dove i cervi sono ovunque. Non si tratta di una trovata estemporanea per far colpo sui turisti a discapito della natura selvatica di questi animali bensì di una tradizione che si perde nella notte dei tempi.
Le leggende giapponesi narrano che una delle divinità venerate a Kasuga, un santuario shintoista di Nara, apparve sul monte Mikasa-yama a cavallo di un cervo. Per secoli quindi i cervi di Nara, come quelli dell'isola di Miyajima, furono considerati sacri e fino al 1637 per la loro uccisione era prevista la condanna a morte.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il governo giapponese tolse ai cervi lo stato di divinità ma li classificò monumento naturale e tesoro nazionale.
Oggi gli ungulati che, quando si avventurano nelle città italiane, generano scompiglio e vengono allontanati, a Nara vivono liberi a centinaia, interagendo intensamente con i visitatori dei parchi e dei templi, come il famoso Tōdai-ji. Anche perchè è possibile dar loro da mangiare e turisti e cerbiatti non aspettano altro.
Visto che i cervi vagano in libertà, la città ha predisposto una segnaletica stradale strabiliante, orizzontale e verticale, e ai cervi rimandano anche cartelli informativi e pubblicitari. Le automobili vanno a 30 all'ora.
Nonostante i più di mille cervi che scorrazzano senza limitazioni, Nara è una città pulitissima. Non so quale tipo di organizzazione garantisca una così apparentemente pacifica convivenza fra animali selvatici, cittadini e turisti, anche in termini di igiene pubblica e rimozione dei rifiuti, ma di sicuro funziona. E ognuno deve fare la sua parte: in giro abbondano i cartelli che allertano sulle regole da seguire, sulle multe per chi non le rispetta e sui rischi conseguenti ad un approccio sbagliato con i cervi che ovviamente, quando c'è di mezzo il cibo, possono diventare insistenti, invadenti, aggressivi.
Da divinità ad attrazione turistica: i cervi di Nara ci hanno messo quattro secoli e ormai la metamorfosi è compiuta e irreversibile. Vivrebbero un'esistenza più consona alla loro natura in una foresta? Certamente. Ma nessuno ha mai ucciso le mamme dei Bambi di Nara o almeno non risulta. Gli dei, in questa incantevole cittá, sono caduti in piedi.
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Blue Lama