Ridatemi l’Acqua Berva
di Franco Bonciani - venerdì 24 novembre 2017 ore 08:50
Lo sentivi, la mattina, quando il babbo si era rasato. Era l’afrore del dopobarba (macché aftershave o apres rasage!) lasciato da quella generosa manata di Acqua Velva appena data. Roba semplice e di basso costo, per carità, a volte con un retrogusto preoccupante, ma fa ancora parte di certi ricordi olfattivi che ti accompagneranno sempre. Anche io, quando mi faccio la barba, preferisco una sana passata di dopo barba com’era una volta a creme emollienti e balsami vari con nomi esotici. Acqua Berva aisbluuilliams e consimili, non se ne trovano quasi più. Però, vuoi mettere la botta di vita, il frizzore che ti prende le guance e ti scuote, ti urla “oh, svegliati!” a confronto con il buonismo infido di un qualsiasi balsamo untuoso?
La cremina al posto dell'Acqua Berva è un po' la metafora della vita, le cose che sono cambiate, nel corso degli anni. E' arrivata l’informatica che a volte ci ha semplificato la vita, in altre occasioni ce la complica parecchio. Certo, si può sempre dare la colpa al sistema operativo o un algoritmo imbecille che incasinano procedure, tempi, risultati concreti. Il “fare prima e meglio” è ancora un’utopia in troppi casi, e capita di toccare con mano che il vecchio schedario, l'archivio cartaceo tenuto da quel polveroso e anonimo impiegato dell’anagrafe aveva una sua solidità, regalava certezze anche se mancava l’energia elettrica, non c'erano virus e problemi di rete, non andavi in Comune a fare un viaggio a vuoto.
Provate a chiedere al vostro avvocato se preferiva depositare gli atti con un faldone, in tribunale (bisognava andare di persona, ci si perdeva del tempo, ma si sapeva che era tutto arrivato, senza dubbi) o utilizzare la via telematica, che spesso si pianta (va in crash, fa più fino…): ci si perde, alla fine, lo stesso tempo se non di più, e magari da un tribunale all’altro sono diverse le procedure e tutto si complica. E non è che con l'avvento della telematica i tempi della giustizia si siano accorciati...
La firma digitale: una volta per firmare un contratto pubblico sono dovuto andare ad acquistare la chiavetta usb alla Camera di Commercio di Firenze (70 euro, un furto) per poi fare cento chilometri, ritrovarmi fisicamente in loco, di fronte ai funzionari comunali, perché nemmeno loro sapevano come fare con la firma a distanza.
Altro caso vissuto in prima persona: vado in Comune per un cambio di intestazione nella licenza del bar, convinto che si possa far tutto in quella sede. Sieeee!!! Tutto in via telematica. Le funzionarie non sanno dirti come fare, nessuno gli ha spiegato la procedura, torno al pc del lavoro e dopo almeno 4 ore di arrabattamento riesco ad arrivare in fondo. Ho perso il conto delle imprecazioni, alla fine mando una mail alle (pur brave) ignare funzionarie comunali per spiegar loro come avevo fatto, a futura memoria per altri malcapitati.
I famigerati studi di settore e tutto quello che è stato fatto per semplificare i vecchi sistemi, croce senza delizia di tanti amministratori che si son trovati a fare doppio lavoro, costretti a trasmettere i dati con la vecchia e la nuova procedura, che non era così sicura...
Trovarsi con un figlio che va al liceo e scoprire che non si riesce ad avere il quadro completo degli insegnanti, e quindi l’orario definitivo, fino a gennaio: colpa (si dice) di un maledetto algoritmo che complicava le nomine e assegnazioni dei docenti a livello nazionale. Vallo a spiegare alle famiglie che era colpa dell'algoritmo infame...
Ma una delle massime espressioni del caos, della mancanza di trasparenza per la serie "nel torbido si pesca meglio" ( e qualcuno in effetti abbocca...) sono certe bollette di luce e gas, roba che tentare di compararle per capire come sono fatte, quale sia il fornitore più conveniente, col quale si risparmia davvero o anche solo cosa ti fanno pagare è peggio di tutti i misteri di Fatima messi assieme. Ogni fornitore ha parametri diversi, quello il metro cubo, l'altro le calorie in varia forma, uno il chilowatt, il concorrente il megawatt, ci fosse mai una direttiva ministeriale che stabilisca una volta per tutte cosa ci dev'essere in bolletta. E non è che la telefonia sia da meno, con la porcata delle fatturazioni ogni 4 settimane anziché ogni mese. Alla fine incertezze, misteri, spese maggiori, clausole minuscole e poco chiare non ti fanno capire dove si vada a cascare. Una bolletta dovrebbe essere comprensibile e comparabile con le altre anche da mia nonna buonanima, se davvero si vuol parlare di trasparenza, altrimenti ci si prende in giro.
Questo è il paese nel quale si fa del fallo di confusione una scienza esatta, con pubbliche amministrazioni dove la mano destra non ha idea di cosa faccia la sinistra, e magari non sa nemmeno di averla, la mano sinistra. Un paese nel quale la preoccupazione principale non è quella di valorizzare le risorse migliori, far crescere teste e istituzioni, ma come gabbare ingenui, sprovveduti, creduloni nella speranza di mantenersi voti e poltrone.
Eppure basterebbe poco, per avere davvero semplificazione, controllo e trasparenza.
Tanto per cominciare, la mattina, una bella spruzzata di Acqua Berva, e via vispi, scattanti ed agili...
Franco Bonciani