Questioni di cuore
di Franco Bonciani - venerdì 26 agosto 2016 ore 09:22
Questo terremoto mi fa tornare in mente l’importanza di riuscire a farsi trovare pronti quando si presenterà un’emergenza come questa, mai del tutto prevedibile.
Ci sono altre emergenze, di minor impatto ma più frequenti, nelle quali comunque la gara col tempo per salvare delle vite è fondamentale.
Mio padre morì una domenica mattina all’alba, nell’estate di quindici anni fa.
Era a Quota di Poppi, in Casentino. Fu un infarto.
A quei tempi non si trovavano ancora, con prezzi spesso ampiamente sotto i mille euro, i defibrillatori semiautomatici, i DAE. Se intervieni alla svelta le probabilità che si possa salvare una vita aumentano in misura esponenziale.
Adesso li vedi in impianti sportivi, edifici pubblici o magari centri commerciali. L’uso è riservato a personale abilitato a seguito di un breve corso di formazione, niente di trascendentale, fa quasi tutto il DAE.
Ancora oggi, comunque, se devi avere un infarto è bene che tu scelga il luogo e l’ora in cui fartelo venire.
Ci sono Comuni dove ne trovi anche una decina nel breve raggio di quattrocento metri e nessuno nelle periferie, nei quartieri o nelle frazioni. Oltretutto quelli che ci sono restano disponibili solo fino alla chiusura della scuola, della piscina, dell’ufficio pubblico e da un certo orario in poi è come se non ci fossero: non sono raggiungibili.
Recentemente la sezione del PD di Santa Brigida, una frazione di Pontassieve parecchio lontana dal capoluogo, ha regalato alla cittadinanza un defibrillatore che è stato installato accanto alla farmacia. Ed è in luoghi come questi che si deve trovare, con sicurezza e velocemente, un dispositivo che può salvare una vita.
In nord Europa delle cabine simili a quelle telefoniche o altre postazioni sono attrezzate con il DAE, che si può dotare di GPS per rintracciarlo, a scanso di vandali o ladri.
Un’amministrazione comunale che predisponga un piano, misurato sul proprio territorio in termini di minuti per raggiungerlo, e affronti la spesa per dotare di defibrillatori il centro e le periferie, mettendo in sicurezza “ricchi e poveri”, farebbe una cosa straordinaria. Non credo sia difficile suscitare l’interesse dei privati per un’iniziativa del genere, dove il progresso tecnologico viene messo al servizio della sicurezza sociale.
Col coinvolgimento di associazioni, parrocchie, società sportive e forze politiche, in un progetto concreto per la formazione di persone in grado di utilizzare un defibrillatore.
Condividere l’idea della sicurezza solidale. Cominciando dalle ragazze e dai ragazzi delle nostre scuole superiori: inseriamo nel piano di studi dell’ultimo anno qualche ora dedicata ad insegnare l’uso del DAE agli studenti, e diamogli valore con dei crediti formativi.
Sarebbe un bel modo di insegnare, a loro come a noi, l’importanza dell’impegno reciproco per aiutarsi l’un l’altro. Accorgersi che a volte siamo più sicuri anche grazie all’aiuto di uno che non conosci, forse un extracomunitario che ha frequentato il corso.
E magari la prossima volta un babbo riuscirà a salvarsi.
Franco Bonciani