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sabato 07 giugno 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Il voto del referendum e i due genocidi

di Adolfo Santoro - sabato 07 giugno 2025 ore 08:00

I dubbi a partecipare al voto sui 5 quesiti referendari dell’8-9 giugno mi fa venire a mente l’aneddoto di Henry David Thoreau e di Ralph Waldo Emerson. Thoreau nel 1846, nell’intento di protestare contro l’invasione del Messico da parte degli Stati Uniti (che egli condannava come uno sforzo per impadronirsi del territorio per espandere la schiavitù), fu arrestato e imprigionato per evasione fiscale per essersi rifiutato di pagare una tassa elettorale. Ad Emerson, che era andato a trovarlo in prigione e che gli aveva chiesto Henry, cosa stai facendo qui? Thoreau rispose Cosa stai facendo tu là fuori?

Allo stesso modo si può rispondere ai dubbiosi nostrani a proposito del referendum: Cosa state facendo là fuori?

Secondo la giornalista Paola Caridi, le prime colonie israeliane sono state approvate in Cisgiordania da un governo laburista nel 1970 … è difficile, se non impossibile, costruire la democrazia sull’occupazione di terre altrui … (viene così svuotata la storiella ripetuta all’infinito dai media, secondo la quale lo stato d’Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente) le persone che vanno a manifestare sono un po’ di duemila degli otto milioni di Israeliani … Che cosa si può rispondere agli otto milioni e a chi consuma prodotti dei territori colonizzati dallo stato di Israele, alle religioni che hanno i loro templi nello stato di Israele e che per quieto vivere stanno zitte, ai politici che intrattengono rapporti militari e finanziari con lo stato di Israele se non Cosa state facendo là fuori?

È la domanda che si pone, in un articolo pubblicato su Scheer Post del 7 ottobre 2024, Chris Hedges, già corrispondente estero per il New York Times, vincitore del premio Pulitzer, esperto di problemi in Medio Oriente, Africa, Balcani ed America Centrale. Per Hedges la guerra è una droga che uccide, è un’esperienza intensa, emozionante e persino gioiosa, che inebria e sembra dare un obiettivo, una motivazione, una soluzione. Egli aggiunge che il nazionalismo è sempre pericoloso e che dobbiamo svegliarci e renderci conto di quanto il mondo attuale sia terrificante.

Questo articolo di Hedges inizia con due considerazioni: 1) si prevede che, secondo uno studio del 2023 pubblicato sulla rivista Oxford Open Climate Change, il riscaldamento globale supererà 1,5° nel 2020 e 2° prima del 2050 , 2) gli scienziati della NASA avvertono che “un aumento di 2° delle temperature globali è considerato una soglia critica oltre la quale si verificheranno effetti pericolosi e a cascata del cambiamento climatico generato dall’uomo”. Più il pianeta si riscalda, più si intensificano eventi estremi come gravi siccità, ondate di calore, tempeste intense e forti precipitazioni. L’estinzione della vita animale e vegetale – un milione di specie vegetali e animali sono attualmente minacciate di estinzione – accelera. Siamo sull’orlo di punti di svolta, soglie oltre le quali le calotte glaciali, i modelli di circolazione oceanica e altri componenti del sistema climatico sostengono e accelerano cambiamenti irreversibili. Esistono anche punti di ribaltamento negli ecosistemi, che possono degradarsi a tal punto che nessuno sforzo per salvarli può arrestare gli effetti di un cambiamento climatico inarrestabile. A quel punto i “cicli di feedback” vedono le catastrofi ambientali accelerarsi a vicenda. Il gioco sarà fatto. Niente ci salverà. La morte di massa per disastri climatici sta diventando la norma ... L’anno scorso il ciclone Daniel in Libia ha ucciso da 5.000 a 15.000 persone in una sola notte. Queste catastrofi climatiche, che si verificano regolarmente nel Sud globale, presto caratterizzeranno la vita di tutti noi. Superando la soglia di 2° Celsius ci sarà prima un miliardo di rifugiati, il peggior episodio di sofferenza nella storia dell’umanità, e poi l’estinzione umana.

Eppure, gli oligarchi globali non hanno intenzione di mettere a rischio i loro privilegi e il loro potere interrompendo un’economia trainata dai combustibili fossili e dall’agricoltura animale, che è responsabile del 18% delle emissioni di gas serra. Il bestiame e i suoi sottoprodotti sono responsabili di 32.000 milioni di tonnellate di CO2 rilasciate ogni anno nell’atmosfera e del 51% delle emissioni globali di gas serra. Invece di una risposta razionale, otteniamo più trivellazioni e localizzazioni petrolifere, più tempeste catastrofiche, più incendi, più siccità, fattorie tossiche, la farsa dei vertici della Conferenza delle Parti (COP) delle Nazioni Unite, lo sradicamento delle foreste pluviali e la falsa panacea della geoingegneria, della cattura della CO2 e dell’intelligenza artificiale ...

I governi che facilitano il genocidio a Gaza sono, non a caso, i signori del genocidio globale.

Per lo scrittore e professore svedese di ecologia umana Andreas Malm, la distruzione della Palestina è la distruzione della Terra. La distruzione di Gaza è eseguita da carri armati e jet da combattimento che riversano i loro proiettili sulla terra: i Merkavas e gli F-16 che inviano il loro fuoco infernale sui palestinesi, i razzi e le bombe che trasformano tutto in macerie – ma solo dopo che la forza esplosiva della combustione dei combustibili fossili li ha messi sulla giusta traiettoria. Tutti questi veicoli militari funzionano a petrolio. Così come i voli di rifornimento dagli Stati Uniti, i Boeing che trasportano i missili sul ponte aereo permanente. Una prima analisi, provvisoria e conservativa, ha rilevato che le emissioni causate nei primi 60 giorni di guerra sono state pari alle emissioni annuali di 20-33 Paesi a basse emissioni: un picco improvviso, un pennacchio di CO2 che si alza sulle macerie di Gaza. Se ripeto il punto, è perché il ciclo si ripete da solo, crescendo solo in scala e dimensione: Le forze occidentali polverizzano i quartieri della Palestina mobilitando la sconfinata capacità di distruzione che solo i combustibili fossili possono dare.

Il genocidio è legato ai combustibili fossili in altri modi.

Una delle tante frontiere dell’estrazione di petrolio e gas è il bacino del Levante, lungo la costa che va da Beirut a Gaza passando per Akka. Due dei principali giacimenti di gas scoperti qui, chiamati Karish e Leviathan, si trovano in acque rivendicate dal Libano. Cosa pensa l’Occidente di questa disputa? Nel 2015, la Germania ha venduto quattro navi da guerra a Israele per poter difendere meglio le sue piattaforme di gas da qualsiasi eventualità. Sette anni dopo, nel 2022, mentre la guerra in Ucraina provocava una crisi sul mercato del gas, lo Stato di Israele si elevava per la prima volta a esportatore di combustibili fossili di rilievo, rifornendo la Germania e altri Stati dell’UE di gas e di petrolio greggio da Leviathan e Karish, entrati in funzione nell’ottobre dello stesso anno. Il 2022 suggellò l’elevato status di Israele in questo settore.

Un anno dopo, Toufan al-Aqsa [l’incursione in Israele da Gaza da parte di combattenti palestinesi il 7 ottobre 2023] ha messo i bastoni tra le ruote all’espansione. Ha rappresentato una minaccia diretta per la piattaforma di gas Tamar, che può essere vista dal nord di Gaza nelle giornate limpide; nel raggio d’azione dei razzi, la piattaforma è stata chiusa. Uno dei principali attori del giacimento di Tamar è Chevron. Il 9 ottobre, il New York Times ha riferito: “I feroci combattimenti potrebbero rallentare il ritmo degli investimenti energetici nella regione, proprio quando le prospettive del Mediterraneo orientale come centro energetico hanno guadagnato slancio”.

L’espansione della produzione israeliana richiede l’occupazione delle coste di Gaza e l’allontanamento dei palestinesi.

Cinque settimane dopo il 7 ottobre, tuttavia, quando la maggior parte della parte settentrionale di Gaza era stata comodamente trasformata in macerie, la Chevron ha ripreso operazioni nel giacimento di gas Tamar. A febbraio ha annunciato un’altra serie di investimenti per aumentare ulteriormente la produzione. Alla fine di ottobre, il giorno dopo l’inizio dell’invasione di Gaza, lo Stato di Israele ha assegnato 12 licenze per l’esplorazione di nuovi giacimenti di gas – una delle compagnie che le ha ritirate è la BP, la stessa compagnia che per prima ha scoperto il petrolio in Medio Oriente e ha costruito l’oleodotto Kirkuk-Haifa.

Il collegamento tra il genocidio di Gaza e la morte di massa globale non sfugge al Sud del mondo, dove i rifugiati climatici muoiono in mare aperto e nei deserti nel tentativo di fuggire verso nord. L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, calcola che i “rischi a insorgenza improvvisa” legati al clima – come inondazioni, tempeste, incendi e temperature estreme – hanno costretto a sfollare una media annuale di 21,5 milioni di persone tra il 2008 e il 2016. Nelle aree costiere ci sono oggi 260 milioni di persone – con un aumento di 100 milioni rispetto a tre decenni fa – che sono ad “alto rischio” di essere sfollate a causa dell’innalzamento del livello del mare. Il 90% di loro vive nei Paesi poveri in via di sviluppo e nei piccoli Stati insulari.

Mentre l’ecocidio e il genocidio a Gaza si accelerano, vengono introdotte leggi più draconiane per criminalizzare le proteste.

La traiettoria è chiara. Bruciare il pianeta. Rinchiudere i dissidenti. Censurare. Schiacciare coloro che resistono, soprattutto quelli del Sud globale, con armi industriali e violenza indiscriminata. E, se si fa parte della classe privilegiata, ci si ritira in recinti che forniscono cibo, acqua, cure mediche, elettricità e sicurezza che saranno negati al resto di noi.

Alla fine, tutti faranno la fine dei dinosauri che, almeno, non erano responsabili della loro stessa fine. La tragedia è che la maggior parte della classe criminale dominante probabilmente sopravviverà un po’ più a lungo del resto di noi.

Il suicidio collettivo definirà ciò che chiamiamo progresso umano.

La partecipazione al voto del referendum è perciò una piccola pietra, una disobbedienza civile contro la classe sociale dominante, che sta programmando il genocidio dell’uomo sulla Terra. Moriremo tutti, ma alcuni di noi moriranno con dignità, sfruttando anche l’occasione di un referendum per non arretrare!

Adolfo Santoro

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